Patrizia Londero: Il fascino indiscreto della guerra

La lettera della Prof. Patrizia Londero sottoscritta da oltre 200 insegnanti

Pubblichiamo, condividendolo pienamente, un testo che circola in rete a firma di Patrizia Londero, una docente di Brescia sulla questione della militarizzazione delle scuole.

Speriamo che prese di posizione come questa tocchino la coscienza di altri/e insegnanti, educatori/trici e costruttori/trici di pace.

Mentre assistiamo impotenti allo sgretolarsi del Diritto Umanitario in numerose zone del mondo, allo stravolgimento di Paesi e popoli colpiti da armi di cielo e di terra che generano fame e migrazioni spesso senza speranza, vediamo di contro, nel nostro Paese, un fiorire di iniziative frutto anche dello zelo ministeriale che esortano le scuole di ogni ordine e grado a far partecipare i loro alunni a uscite didattiche aventi per oggetto visite a mostre d’armi, a basi militari, a parate, ad addestramenti, ad alza-bandiera, a incontri con l’esercito.

Esistono veri e propri impegni da parte del nostro Ministero dell’Istruzione e del Merito a promuovere collaborazioni con vari Enti come gli Istituti di Formazione delle Forze Armate (Accademia di Modena, Scuole militari dell’Esercito di Nunziatella di Napoli e Teuliè di Milano) per garantire la presenza di intere scolaresche alle manifestazioni da loro organizzate.

E sempre nel novero delle diffuse iniziative che vengono segnalate (circ 244 Liceo Dante Alighieri di Latina), nel Lazio troviamo l’Open Day all’aeroporto militare di Latina che il 19.03.2024 potrà accogliere fino a un massimo di 10000 ragazzi / bambini per assistere all’esibizione della pattuglia acrobatica nazionale Frecce Tricolori propagandata come “occasione unica per immergersi nella realtà dell’aeronautica militare”. L’insegnante del Liceo che ha diffuso questi dati si chiede “Racconteranno anche di come hanno bombardato i civili in Etiopia e in Spagna?

Ed è di pochi giorni fa la nota 2355 con cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito, tramite l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e quindi l’UST di Brescia, ha fatto pervenire a tutte le scuole di Brescia e provincia il seguente invito: «Mettiamo le ali ai nostri sogni: Giornata per la scuola 2024 del 16 aprile 2024 in occasione dell’esibizione in addestramento della Pattuglia acrobatica Frecce Tricolori presso il 6° stormo Diavoli Rossi di Ghedi (Bs)»

La nota continua: «La finalità è quella di far conoscere e promuovere sul territorio insieme alla cittadinanza, alle scuole, alle Istituzioni, i valori che ispirano il servizio al Paese ed il patrimonio della nostra cultura aeronautica». E ancora: «Oltre all’emozione per l’esibizione aerea, l’occasione potrà fornire agli studenti anche uno spunto per l’orientamento nella scelta del proprio profilo professionale». A seguire, una puntigliosa organizzazione con orari di arrivi e partenze di pullman nei pressi della base militare di Ghedi.

La comunicazione che nella mia scuola è stata inoltrata a tutti i docenti, dà conto di una capillare diramazione informativa che per i contenuti e l’ufficialità suona come un’ingiunzione dall’alto che non può non stridere con quanto per anni ho cercato di costruire nei percorsi di Educazione Civica a scuola con i ragazzi, quando l’attenzione in primis era posta all’art.11 della Costituzione, che stimolava discussioni su culture di sopraffazione, di violenza che portano direttamente a quella delle armi. E questo sembrava in linea con le finalità generali degli stessi Programmi ministeriali che non prescindevano da valori come convivenza pacifica, democratica, centrata sul confronto e sul dialogo.

Tornando più nel dettaglio ad alcuni passaggi della nota:

Un invito a Ghedi. Non un posto qualunque: base militare da cui più volte si sono alzati in volo aerei supersofisticati con il loro carico di morte da riversare su Paesi cosiddetti “canaglia” (Iraq 1991, Serbia 1999). Base militare dove sono notoriamente custodite armi a testata nucleare, che gli F35 dislocati nella base sono abilitati a trasportare ed utilizzare;

Assistere ad un addestramento. Al di là dei volteggi acrobatici e delle scie tricolori che dovrebbero attirare il pubblico, forse non si mette in conto l’alto tasso di inquinamento acustico e dell’aria. Ho vivo il ricordo delle Frecce Tricolori, che per ben due anni consecutivi hanno stravolto Desenzano: transennata, muta, con gente come me barricata in casa, congelata e assordata dal fragore degli aerei, in una fluttuante atmosfera lattiginosa rimasta in sospeso a lungo anche dopo l’esibizione, con un pubblico, va detto, accorso da ogni dove per non perdersi lo spettacolo.

E non va certo sottovalutato che nella storia delle Frecce Tricolori non sono mancati incidenti né durante gli addestramenti né durante le esibizioni vere e proprie che hanno messo in pericolo la folla plaudente. Ma come osare dubitare della maestria di piloti supereroi?

Di che emozioni e sogni parla il Ministro? Sono forse i brividi adrenalinici dell’incolumità a rischio che dovrebbero suscitare emozioni? Ma per la gloriosa pattuglia acrobatica nazionale non sta bene parlare di rischio. Sono troppo bravi. Fanno sognare.

Servizio al Paese, alias armiamoci. Come se fosse già scritto ed allestito un ineluttabile destino di guerra per noi e, per i ragazzi, le prime linee. Basta solo individuare un nemico ed è fatta. Davvero si può chiamare servizio ciò che seguirebbe all’individuazione di un nemico?

Servizio a chi, se non ai fabbricanti di armi?

Stupefacente se non fosse inaccettabile la chiosa metaforica finale: “Mettere ali al proprio futuro”. Non solo si dovrebbero prelevare i ragazzi da scuola per trasferirli in massa a Ghedi, ma il Ministro vorrebbe che da questa visita traessero ispirazione per la loro futura professione. Però: facendoli volare sulle ali di un sogno.

E qui è veramente troppo: il Ministro dell’Istruzione e del Merito vorrebbe rubare anche i sogni ai ragazzi? Verso quali ORIZZONTI DI GLORIA li vorrebbe spingere?

Non resta che solidarizzare unendosi a tutti coloro che condannano questa pericolosa proliferazione di proposte formative a sfondo militare, per dichiarare con forza l’urgenza della costruzione di scuole di Pace, coltivando con i ragazzi occasioni di solidarietà con chi vive in zone di guerra, di conoscenza del dramma della guerra e delle sue vittime, di progettazione di aiuti concreti per coloro a cui la guerra ha distrutto tutto.

Curare le ferite, aiutare a ricostruire Ci sarebbe bisogno di leggere circolari che parlino di questo

Patrizia Londero, Desenzano 14 marzo 2024

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Data ultima modifica: 16 aprile 2024